Conoscere la mente per comprendere la cosmologia

 

 

LORENZO L. BORGIA

 

 

NOTE E NOTIZIE - Anno XIX – 22 ottobre 2022.

Testi pubblicati sul sito www.brainmindlife.org della Società Nazionale di Neuroscienze “Brain, Mind & Life - Italia” (BM&L-Italia). Oltre a notizie o commenti relativi a fatti ed eventi rilevanti per la Società, la sezione “note e notizie” presenta settimanalmente lavori neuroscientifici selezionati fra quelli pubblicati o in corso di pubblicazione sulle maggiori riviste e il cui argomento è oggetto di studio dei soci componenti lo staff dei recensori della Commissione Scientifica della Società.

 

 

[Tipologia del testo: BREVE DISCUSSIONE]

 

La cosa più incomprensibile dell’universo

è che esso sia comprensibile.

[Albert Einstein]

 

Antico come l’uomo stesso, il desiderio di conoscere tutto l’esistente per comprendere la realtà è stato soddisfatto per millenni dalle cosmologie religiose, ma dal tempo di Copernico e Galileo si è andata sviluppando la via del sapere sperimentale quale mezzo per giungere alla conoscenza fisica del cosmo secondo logica matematica, fino a giungere alle cosmologie scientifiche attuali.

Il grande genio di Ulm si poneva il problema di come sia possibile alla mente umana comprendere in termini fisici l’universo, perché gli straordinari progressi conoscitivi compiuti soprattutto grazie a lui avevano posto come evidenza alla coscienza umana che la comprensione avviene in una dimensione di incontro tra la nostra ragione e una stupefacente regolarità razionale dei fenomeni naturali[1].

La fisica contemporanea ha fatto compiere all’uomo un salto di qualità enorme nella comprensione della realtà: la teoria della relatività generale e la meccanica quantistica sono due fra i più potenti strumenti di conoscenza scientifica a disposizione della nostra intelligenza per comprendere i fenomeni a tutti i livelli dimensionali, dalle particelle fondamentali ai limiti misurabili dell’universo. Una chiave di volta in questa rivoluzione conoscitiva è data dal ruolo dell’osservatore umano: mentre nella fisica classica il soggetto che osserva e descrive il fenomeno è escluso dal contenuto studiato e implicitamente assunto come riferimento fisso, oggettivo e universale, nella teoria della relatività di Einstein le misure temporali e spaziali, oltre che dalla velocità relativa, dipendono dall’accelerazione degli osservatori; nelle teorie quantistiche sviluppate da Bohr e Heisenberg sul concetto di quanti di Planck, il modo in cui gli osservatori predispongono gli strumenti influenza il risultato. In queste due grandi concezioni teoriche l’osservatore entra nel campo dell’oggetto studiato e, in particolare, nella meccanica quantistica occorre tener conto delle scelte coscienti operate dagli osservatori.

Dunque, se non è proprio necessario conoscere la neurobiologia della coscienza per comprendere i criteri in base ai quali gli osservatori operano scelte deliberate, è evidente che conoscere il funzionamento di quell’attività cerebrale che chiamiamo mente, con i suoi vincoli, le sue peculiarità, i suoi limiti, può aiutare a comprendere le scelte coscienti operate dagli osservatori nella descrizione teorica della meccanica quantistica.

Ma alla questione posta da Albert Einstein, relativa al “perché sia comprensibile l’universo”, Gerald Edelman fornisce una sua risposta: grazie ai principi di simmetria e memoria. Edelman si riferisce al principio matematico di simmetria concepito inizialmente da Evariste Galois nella sua teoria matematica dei gruppi (1811-1832)[2] e sviluppato da Sophus Lie, ma soprattutto sostiene che tale simmetria è anche una proprietà della mente, così come lo è la memoria.

Romantica e affascinante la storia degli appunti sulla teoria matematica dei gruppi, raccolti in fretta dal giovane Evariste Galois[3], repubblicano perseguitato, sofferente per il suicidio del padre e per un amore infelice, e angosciato dal presagio di morte in un duello al quale non avrebbe potuto sottrarsi. Evariste, uno dei più precoci geni della storia della matematica, raccolse in un manoscritto tutti i suoi principali risultati scientifici, inclusa la formulazione del principio matematico di simmetria e, la notte prima del duello, li inviò con una lettera al suo grande amico Chevalier, al quale chiedeva di sottoporre i suoi studi al giudizio di Gauss e di Jacobi, ritenuti i due massimi matematici dell’epoca. Evariste Galois morì per un proiettile all’addome o, più precisamente, ecco cosa si legge nei Nuovi annali dei matematici editi durante il governo provvisorio: “Galois venne assassinato il 31 maggio 1832 in un cosiddetto «duello per motivi d’onore» provocato da spie della polizia segreta di Luigi Filippo”[4]. Intanto, il manoscritto fu negletto e non fu pubblicato prima del 1846. Lo studio principale del manoscritto era intitolato Memoria sulle condizioni di risolubilità delle equazioni per radicali e, nella teoria dei gruppi, vi figurava anche la formulazione del suo principio di simmetria, che sarà riscoperto solo dopo tempo.

Marius Sophus Lie nacque ad Oslo (Christiania) dieci anni dopo la morte di Galois e la sua vita, anche se non così breve e tragica come quella del Francese, fu intensa e avventurosa: a ventotto anni a Parigi, dove aveva preso a lavorare ai gruppi di trasformazioni, fu arrestato e tradotto nel carcere di Fointainbleau in attesa della condanna a morte, senza aver bene compreso la ragione. Era scoppiata la Guerra franco-prussiana e i suoi appunti di matematica furono scambiati dai gendarmi per messaggi in codice, così le autorità militari lo dichiararono “spia tedesca” al servizio del governo prussiano. Per la scarcerazione fu necessario l’intervento di Jean Gaston Darboux, un matematico suo coetaneo che lo aveva conosciuto a Parigi e poté farsi garante della sua innocenza[5].

A Sophus Lie si deve in gran parte la teoria della simmetria continua e l’inizio della sua applicazione allo studio della geometria e delle equazioni differenziali, ma Edelman chiama in causa questo matematico per presentare la simmetria come aspetto fenomenico della realtà e della logica dell’universo, lontana dall’artificio estetico prodotto ad arte per gusto e abilità umana.

Occorrerebbe un lungo saggio specialistico per illustrare la simmetria come argomento matematico e tracciare poi il profilo della sua applicazione alla nostra materia secondo gli intenti di Edelman; al lettore basti sapere che la simmetria ha un profondo legame con le leggi di conservazione della fisica e che l’autore della teoria della selezione dei gruppi neuronici ritiene che i principi di simmetria e memoria interagiscano armoniosamente, aiutandoci a comprendere il posto della nostra mente nella natura.

La nostra società scientifica segue la concezione del suo presidente, che si basa interamente sul modo in cui i cervelli si sono evoluti dando luogo alle funzioni mentali coscienti: le ipotesi principali su quale sia stato nella filogenesi il rapporto del cervello col mondo fisico ambientale consentono di spiegare in termini di tendenze e vincoli le basi neurobiologiche del ragionamento che ci permette di “riconoscere” le leggi e le regole dell’universo.

Sia che si accetti l’idea di Edelman, ossia che la capacità della nostra mente di comprendere l’universo derivi da simmetria e memoria, sia che si ritenga cruciale il modo in cui la mente è emersa dal cervello per effetto dell’evoluzione, sembra evidente che il nostro potere di comprensione razionale della realtà naturale dipenda in modo non irrilevante dall’organizzazione funzionale dei nostri processi mentali.

 

L’autore della nota ringrazia la dottoressa Isabella Floriani per la correzione della bozza e invita alla lettura delle recensioni di argomento connesso che appaiono nella sezione “NOTE E NOTIZIE” del sito (utilizzare il motore interno nella pagina “CERCA”).

 

Lorenzo L. Borgia

BM&L-22 ottobre 2022

www.brainmindlife.org

 

 

 

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[1] In realtà, Einstein una risposta a questo interrogativo indirettamente la fornisce quando, da credente, dichiara: “Dio non gioca a dadi”, perché tale affermazione implica una logica condivisa tra l’uomo e Dio.

[2] Le idee di Galois sui gruppi rivelarono che, in generale, non è possibile risolvere le equazioni di grado superiore al quarto.

[3] Evariste Galois (25 ottobre 1811 – 31 maggio 1832) fu un bambino prodigio e in grado, ancora adolescente, di risolvere un problema rimasto insoluto da 350 anni, ossia determinare una condizione necessaria e sufficiente affinché un polinomio sia risolubile per radicali. Gli si deve la Teoria di Galois, considerata branca dell’algebra astratta, il concetto di gruppo in matematica e specificamente i “gruppi di Galois”.

[4] Enciclopedia della Matematica Treccani (2013). Gli fu tesa una trappola perché il suo attivismo anti-monarchico, che lo aveva già portato in carcere varie volte, fu ritenuto pericoloso. Gli storici francesi hanno ricostruito che la bella Stephanie, una spia al servizio del re, lo sedusse e si finse fidanzata all’agente Pescheux d’Herbinville, che lo sfidò a duello per sopprimerlo, sparando prima del segnale di inizio così da essere certo di ucciderlo.

[5] Oggi Darboux lo conosciamo soprattutto come biografo di Henri Poincaré.